BOUNTY: L’ASINO CHE VOLEVA IMPARARE
Sono nato in in una piccola stalla di legno e quando ho aperto per la prima volta i miei grandi occhi ho visto la mia mamma, non mi assomiglia molto, lei è molto più scura, ma inizia sin da subito a leccarmi premurosamente.
Il tempo passa velocemente, e vedo uno strano bipede dall’aria esaltata.
Giulia, si chiama Giulia, è lei che si prende cura di noi.
È felice, lo vedo, a quanto pare era venuta a vedere se fossi nato.
Sin da subito dimostrai di essere un gran corridore, era l’inizio di settembre e le foglie colorate cadevano pian piano, annunciando l’arrivo della stagione fredda.
Eppure c’ero io a scaldare i loro cuori.
Le stagioni passarono, i mesi scorsero veloci, io amavo correre con il vento primaverile.
Un giorno vidi arrivare Giulia con uno strano aggeggio da mettere sul muso, lei lo chiamava cavezza.
Mah, non che mi piacesse inizialmente farmi mettere quella specie di museruola colorata e brillantinata, ma poi capii che non era pericoloso.
Non lo era, perché se Giulia lo teneva in mano e me lo proponeva, non mi avrebbe mai fatto male.
Con occhi grandi e curiosi come quando sono nato, andavamo in giro per il paese, uno di fianco all’altro, passeggiavamo tranquilli, sotto il sole, con il vento che sferzava sui nostri musi e il rumore delle foglie sotto ai nostri passi.
Quando siamo in stalla, la maggior parte delle attenzioni sono per me, forse perchè sono l’ultimo arrivato? Amo i baci che solleticano il mio morbido muso, le carezze tra le orecchie, ma soprattutto i biscottini.
Stagione per stagione, cresco e cresce la nostra amicizia.
So che vedrò ancora molte stagioni passare, le foglie cadere, la neve posarsi, i fiori sbocciare e il sole baciarmi il muso.
Voglio calcare con i miei zoccoli la terra, l’asfalto, le foglie, i prati verdi e ricolmi di fiori, voglio vivere ciò che la vita mi ha donato, perchè so che non tutti gli animali hanno avuto la mia fortuna e voglio vivere un po’ anche per loro, che non hanno potuto.
Giulia Debernardi